martedì 22 settembre 2009

Maccaroni Sentimental Movie

Gli ultimi giorni sono stati una manna per i nostri politici e buona parte del popolo italiano. Piagnistei, bambini, grandi parole, squilli di tromba, il tutto sulla pelle di sei morti. Le occasioni per la retorica strumentale, si sa, sono come il porco: non si butta via niente.
E la cosa più confortante è stato il ricordo di quando i nostri parlamentari vennero intervistati da "Le Iene" e si lanciarono in sfrondoni da seconda elementare.
Ecco, tieniamo a mente che costoro sono quelli che voteranno il rifinanziamento dell'azione in Afghanistan, senza neanche sapere dove sta e come si pronuncia.

Mentre una parte degli Italiani si affannava a definire Eroi sei poveri ragazzi che sono saltati in aria senza aver tempo di compiere un gesto, dimostrando grave spregio per il lessico (gli Eroi fanno gesta straordinarie, non il proprio dovere), l'altra parte non poteva certa dimenticare di essere italiana.
Il melodramma, nel Belpaese, è una costante. Chi di voi non ha in mente, oltre la pizza, i funerali "alla napoletana" dove la vedova vestita di nero si getta addosso alla bara parlando un linguaggio irriconoscibile?

E allora via al fiorire di gruppi conditi dalle più allegre stupidaggini: "Le vere missioni di pace non sono fatte da Soldati (...) le armi più potenti che portano con loro sono un antibiotico e il sorriso".
La missione in Afghanistan è' una guerra di occupazione vera e propria, tra l'altro privata delle ragioni fondamentali per cui era iniziata., ma gli Eserciti non compiono solo guerre, ma missioni classificate diversamente a seconda degli obbiettivi. Nel gergo ONU ci sono missioni come il "peacekeeping", che ad esempio porta i caschi blu in Libano. Senza gli Eserciti sarebbe difficile e talvolta impossibile portare aiuti in paesi dove ci sono insurrezione e guerre tribali.
Come si separano due che si picchiano? Con un sorriso e un antibiotico? Il problema è poi se valga la pena o no separarli, ma questo è un altro discorso.

Un altro gruppo recita: "I veri eroi sono i caduti sul lavoro italiani e non , i magistrati che lottano contro la mafia , i volontari delle onlus (...) Io ho fondato un gruppo contro un parà morto e sono stato minacciato di morte e di essere pestato per questo da militari,fascisti e poliziotti . "
A parte la solita tiritera noiosa e impertinente con l'uso della parola "eroe", che fa vomitare anche quelli che hanno lo stomaco più peloso, e saltando la retorica dei caduti sul lavoro, che più che eroi sono vittime, quella dei Magistrati è la più divertente.
Magistrati coraggiosi e preparati ne abbiamo a iosa, e lo dimostra il continuo svillaneggiarli del nostro Presidente del Consiglio che, come ben noto, ha qualche problemino ad accettare il fatto che il codice penale non sia un catalogo scelte.
Ma la successiva assimilazione di militari, fascisti e poliziotti è grottesca.
Con chi viene combattuta giornalmente la Mafia dalle Procure? Chi li fa i verbali, chi fa gli arresti, i fermi, le indagini insieme alla Procura? La Polizia Giudiziaria, non Nonna Papera che convince i mafiosi con i biscotti appena caldi.

Ognuno, abbiamo capito, ha i suoi eroi, di cui non può fare a meno, come un bebè del proprio giocattolo. A dimostrazione del fatto che come Nazione non siamo mai cresciuti troppo.

domenica 21 giugno 2009

De Gasperi, l'ultimo statista

(ANSA) - ROMA, 20 GIU - I governanti d'Italia e del mondo, 'specialmente' i cattolici, abbiano sempre a 'incoraggiamento e stimolo' la figura di Alcide De Gasperi. Nell'udienza alla Fondazione De Gasperi, presenti la figlia Maria Romana e Giulio Andreotti, il Papa ha ricordato la figura dello statista (di cui e' in corso la causa di beatificazione). 'Seppe -ha detto- prodigarsi per il bene comune', fu 'docile e obbediente alla Chiesa, ma autonomo e responsabile nelle scelte, senza servirsene per fini politici'.

Il Papa si sbaglia. De Gasperi era un politico squisitamente laico, oltre essere un uomo di Stato e dotato di un eleganza e di un piglio decisionista non da poco. Gli fu rifiutata persino udienza dal Papa per l'anniversario di matrimonio e lui ebbe a dire parole bellissime, che dovrebbero essere scolpite nelle menti di un politico credente ma veramente laico.
La presenza di Andreotti, sopra il quale la sentenza per mafia ancora aleggia, era prevedibile ma penosa: il portaborse che, come ricordava Montanelli, in Chiesa, anziché con Dio parlava con il prete. Piccola parentesi: De Gasperi aveva vissuto per anni in Austria ed era stato parlamentare nell'impero Austro-Ungarico. E fu fatto fuori dai professorini democristiani che erano dei capponi, direttamente usciti dalla parrocchia. Chi lo rivendica come padre spirituale compie un errore ed un'ingiustizia. Per gli ex-DC (da Franscechini a Pisanu), Aldo Moro va già più che bene. Ai funerali di De Gasperi ci fu un tale che aveva capito tutto il quale urlò: De Gasperi non è di voi democristiani, è di noi italiani. Raro esempio di cittadino saggio.'

mercoledì 29 aprile 2009

Si crede De André, ma è solo Morgan

Sembra già eccessivo dedicare tanto tempo ad un personaggio del tutto mediocre. Ma la TV ha il potere di amplificare i nani e di spiaccicare i giganti. Musicista dotato, compositore mediocre.
La musica dei Bluvertigo può anche piacere, ma certo non sembra proprio musica capace di assurgere "l'uomo" al rango di Genio. Che abbia una gran cultura si sa, d'altronde non fa altro che inondare l'ascoltatore con perle di saggezza provenienti dalle più svariate branche dell'umano scibile. Naturalmente anche quando incorre in inesattezze o sfrondoni è inutile farlo notare. Gli italiani hanno sempre bisogno del loro "duce" che ha sempre ragione, poco importa si chiami Morgan o Berlusconi.
E' il classico radical chic con il cuore a sinistra e il portafoglio a destra. Critica la televisione che non fa programmi abbastanza "culturali" e poi è nella giuria di un programma di musicale mediocre. Basti pensare che "A te" di Jovanotti è stata definita la più bella canzone d'amore degli ultimi tempi mentre la giuria annuiva soddisfatta. (In realtà un'accozzaglia di accordi e parole melense che Checco Zalone ha demolito con un intelligente piglio anti-intellettuale). Critica la società che bada "solo ai soldi" e poi se ne va in giro con delle proto-veline.
Si crede De André invece è solo Morgan. De André, infatti, sebbene rappresenti forse l'impersonificazione di uno dei tarli culturali del nostro paese, viveva le sue canzoni.
Era quello che cantava.
Morgan è un ragazzo senza dubbio intelligente, non lo si può negare, ma negli ultimi anni sembra aver completamente perso il senso del reale. Solitamente quando uno cresce abbandona le pose e lascia spazio alla sostanza anziché alla forma. Morgan ha fatto esattamente il contrario. Più che dotato di sex-appeal, potremo dire che è dotato di ex-appeal. Nell'immaginario collettivo femminile rappresenta l'alternativa al calciatore che si fidanza con la velina, capace di leggere libri e poi vomitarli addosso all'ascoltatore, che, invece di pulirsi la faccia accoglie il vomito con gaudio. Alternativa che in fondo è l'altra faccia della medaglia dello spettacolo: molta pubblicità, poca arte.

venerdì 24 aprile 2009

Montanelli e la carenza di liberalismo

A cent'anni dalla nascita di Indro Montanelli (Fucecchio 22 aprile 1909, Milano 22 luglio 2001) varie trasmissioni televisive e giornali hanno dedicato dei momenti al grande giornalista scomparso ormai quasi 8 anni fa, ma che ancora continua a far parlare di sé. Anno Zero, il programma televisivo di Michele Santoro, gli ha dedicato un'attenzione particolare lasciando la parola a molti giornalisti che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui o di rubargli il posto al Giornale. A parte alcune inesattezze da parte di Gad Lerner e di falsificazioni ad opera di Belpietro¹ , ci si dovrebbe concentrare su uno degli aspetti in assoluto più trascurati nella storia montanelliana.

Nella trasmissione, e in generale dappertutto, sembra ormai d'obbligo separare i "due Montanelli", quello pre-Berlusconi, e quello post-Berlusconi. Le forze non-berlusconiane, di cui fa parte un pezzo della ex-Sinistra dimentica il primo o parla di "pentimento", mentre le forze berlusconiane, non potendo nascondere, lo considerano un disturbato che da giovane predicava bene e poi, quando si materializzò una Destra moderna e democratica, impazzì. Ognuno, formalmente, tenta di tirare il cadavere di un giornalista dalla propria parte politica, in un'operazione che Montanelli avrebbe chiamato "il mercato dei morti".

Montanelli divise e continua a dividere appunto per questo. Un anticomunista dichiarato e feroce, sebbene molto corretto e tollerante verso chi non la pensava come lui e con uno modo tutto "anarchico" e anticonformista di stare dall'altra parte del Muro di Berlino, litiga con il suo editore e non vuole supportare la sua battaglia "anticomunista", contro un comunismo che nel 1994 non esisteva più²

Montanelli ha sempre rivendicato la sua appartenenza ideale al liberalismo conservatore di stampo europeo. Molti italiani non sono in grado di capacitarsi però della differenza tra appartenenza ideale e appartenenza politica. La prima non implica per forza la seconda, specie se si pensa che quella forza politica che si appiccica un nome addosso, con quelle tradizioni non abbia nulla a che fare.

Con gli occhi e le orecchie spurgate dall'ideologia, si capisce invece che Berlusconi e la sua banda, con la tradizione liberale e conservatrice non abbiano nulla a che fare. Montanelli, Giovanni Sartori, Peter Gomez e Marco Travaglio, Beppe Severgnini, provengono tutti dalla stessa scuola di pensiero, piuttosto liberista in termini economici, liberale in termini di libertà di pensiero e di interpretazioni storiche, occidentalista nella politica estera, e piuttosto conservatrici nel campo della Legge e dell'Ordine Pubblico. Possiamo in quest'ambito prendere come riferimento l'ex Procuratore di Torino Marcello Maddalena, che collaborò anche alla Voce montanelliana.

La vicenda di Montanelli può essere presa però a pretesto per discutere un problema ben più grande: la mancanza di cultura liberale nell'informazione, così ben radicata in Occidente, specialmente nei paesi anglosassoni. Mentre Montanelli spegne, dall'alto, le sue cento candeline, probabilmente osserva il profondo provincialismo del popolo italiano, che ignora ancora, dopo tanto tempo, di far parte dell'Occidente, e dell'Europa. Ma questa è un'altra storia.

¹A proposito dell'anticomunismo di Berlusconi possiamo ricordare che egli, un anno prima della caduta del Muro, sebbene editore del Giornale, firmava un patto tra l'Unione Sovietica e la Fininvest, ottenuto forse grazie all'aiuto di alcuni amici del PCI. Senza considerare l'attuale amicizia con Putin, Gheddafi, le manovre economiche, l'idea di libera stampa tipo Pravda, ecc.

²Belpietro durante la trasmissione ha fatto bene a ricordare Montanelli che se la prendeva con l'invadenza della magistratura e invitava a cambiare la Costituzione. Ma naturalmente non c'è stato tempo per approfondire il dibattito perché bisognerebbe leggere cosa scriveva Montanelli a proposito delle iniziative di creare una repubblica semipresidenziale: In Francia solo De Gaulle era tagliato per un posto del genere, e in Italia abbiamo solo il comunista e il democristiano e con questi dobbiamo fare i conti. Inoltre, sull'invadenza della magistratura Montanelli si pronunciava soprattutto ai tempi della "giurisprudenza alternativa" di MD, quando la corrente delle toghe si proponeva in pratica di forzare la legge e la legislazione per la Causa comunista, non certo quando Mani Pulite tentò, senza riuscirci, di ripulire l'Italia dalla corruzione.

venerdì 10 aprile 2009

Ma sono gli elettori ad essere schiavi dei partiti

In questi giorni di terremoto, dove i partiti hanno fatto a gara per accaparrarsi un po' di voti, la televisione un po' di ascolti e gli sciacalli un po' di "formaggio", sulla pelle dei morti, un grande evento politico che ha lasciato un morto per la strada ci ha lasciato completamente indifferenti. Forse perché atteso. E' la morte di Alleanza Nazionale, che si è fusa ufficialmente con il sedicente Popolo delle Libertà. Alla favolosa festa è stato proiettato un mosaico divertente e scombiccherato dove campeggiava anche Giorgio Almirante, che fu segretario dell'MSI. Dall'esperienza che nasceva dai dieci punti di Verona e si rifaceva alle parole di Mussolini sul "socialismo nazionale che non è nazionalsocialismo" , l'MSI di strada ne ha fatta molta. Fino ad anni recenti è rimasto la bestia nera: i suoi voti erano conteggiati ma nella pratica non contavano perché "anticostituzionali". Una patacca che poteva esistere solo in Italia, ma che consentiva alle Sinistre di disperdere i voti che non andavano a loro. Poi, dopo la svolta di Fiuggi che vide protagonisti il colto professor Domenico Fisichella e un rampante Gianfranco Fini, l'MSI venne sdoganato da Silvio Berlusconi. Durante tutta questa strada fatta di curve, l'MSI ha perso qualche pezzo fino a fondersi con Forza Italia. La sua morte era già annunciata da un pezzo: in cinque anni di governo non si erano sentiti che flebili vocine contrarie alla politica berlusconiana e tutte provienti al massimo da UDC e Lega, fino all'imbarazzante spettacolo dei rappresentati di AN che votavano la Devolution leghista sventolanto grottesche bandierine italiane alla Camera.
Ma gli elettori non sembrano essersi accorti di tutto questo, come non sembrano essersi accorti della stessa evoluzione della Sinistra: Berlinguer non scalava le banche, ma se ne andava dismesso fra gli appalusi dei cortigiani, che egli disprezzava profondamente. E oggi qualcuno lo appaia a D'Alema, con sprezzo del ridicolo.
Gli elettori non sembrano essersi neanche accorti di come possano convivere degli elementi che provengono dal PSI di Craxi e l'MSI di Almirante, che questi ultimi accusavano di ladronerie con un linguaggio che oggi definirebbero minimo minimo "comunista", tanto per abusare un po' di questo termine ormai privo di significato.
Gli elettori non si sono neanche resi conto di come sia stato possibile far alleare con Berlusconi la Lega, che dieci anni fa usava un linguaggio talmente esagerato persino per gli antiberlusconiani militanti, e sosteneva, insieme all'MSI, le Procure di Mani Pulite.
D'altronde anche l'Italia dei Valori soffre di un certo equivoco da parte degli elettori. Fondata da un ex poliziotto (commissario di P.S.) ed ex magistrato che viene da una famiglia modesta e ha il figlio anch'esso in Polizia, oggi sembra peccare di "comunismo", come ogni cosa che non si piega all'adorazione senza riserve di Berlusconi.

L'elettore medio forse si accontenterà di una banale spiegazione: il potere corrompe tutti. Parzialmente vero. Ma è anche vera un'altra sconcertante verità: In italia sono i partiti che impongono la linea ai propri elettori, non gli elettori che, in base ad una serie di bisogni, di convinzioni, di aspirazioni, controllano e indirizzano i loro rappresentanti. Tutto il contrario di quello che succede nel resto del mondo democratico, e che mette in risalto la nostra spiccata tendenza al servilismo.
Fanno eccezione forse la Lega Nord e l'Italia dei Valori, partiti più radicati nel territorio.
La perdita della preferenza nel voto nazionale non è duque che l'effetto del comportamento dell'elettorato, cioè dei cittadini. Ma ci vorranno altri cinquecento anni di Unità per rendercene conto, e forse allora, tra secessionismo e terremoti non saremo più neanche l'Italia di una volta.

Tanti anni fa una persona usava queste parole nei confronti della partitocrazia: "Fuori dalla vera legittimità costituzionale si pongono quei partiti che rifiutano di attivare gli articoli sociali della Costituzione, che interpretano in maniera distorta l’articolo 49 e dal pluralismo fanno nascere il mostro che si chiama partitocrazia. Penso e affermo che fuori della Costituzione siano quei partiti che lottizzano in termini di potere e quindi di arbitrio la libertà di informazione attraverso il mezzo radio-televisivo".
Un comunista in vena della solita polemica? Un dipietrista antipatico che ci annoia con i soliti sermoni? Un massimalista della sinistra radicale (termine che tanto piace al TG1)?
No, era Giorgio Almirante, intervistato tanti anni fa.

martedì 27 gennaio 2009

Stupro di Carnevale

Davide Franceschini, il panettiere ventidueenne che stuprò una sua coetanea a Capodanno ha confessato. Ma le decisioni del Tribunale di Roma che hanno seguito la confessione hanno scatenato il sindaco Alemanno e il ministro della Giustizia Alfano, che ha sguinzagliato gli ispettori.

Il Pubblico Ministero V.Barba ha chiesto ed ottenuto dal giudice Marina Finiti gli arresti domiciliari. Apriti cielo! Arresti domiciliari per uno stupratore?

Il Sindaco Alemanno ha detto: "Comprendiamo le motivazioni che hanno portato a questa scelta, vista la collaborazione e il ravvedimento manifestato da questo giovane. Tuttavia non si può far uscire dal carcere dopo solo 48 ore una persona che comunque ha commesso un reato così odioso e di così grave allarme sociale. Anche la vittima dell'aggressione mi ha chiamato al telefono per testimoniare la sua delusione per questa incredibile indulgenza. Questa ragazza si è sentita abbandonata dalle istituzioni dopo che gli inquirenti erano riusciti ad assicurare alla giustizia il suo aggressore. Per questo chiedo alla magistratura di revocare gli arresti domiciliari all'accusato, di andare verso un processo rapido che accerti definitivamente le responsabilità e di garantire in questo modo certezza della pena".

Ad una prima lettura, presi dalla foga del momento, si è forse portati a condividere. In realtà la cosa è più sbagliata di quanto sembra: Innanzittuo se si comprendono le motivazioni della scelta allora perché la si critica? La legge, scritta dal Parlamento, purtroppo questo prevede, ed è sconcertante che il primo cittadino della Capitale, invece di esortare il il suo partito che ha una maggioranza oceanica in Parlamento a cambiare la legge in questione, chieda alla magistratura di non applicarla.
Anzi, è anche probabile che la norma applicata sia troppo severa (in un senso esclusivamente
applicativo) in quanto il delinquente è incensurato (il capo della Polizia Rizzi: "E' un ragazzo di buona famiglia, non certo un criminale abituale)", l'inquinamento probatorio non sussiste, il pericolo di fuga neanche, e la reiterazione del reato è assolutamente improbabile. Si, perché sono questi i tre criteri per poter mettere in custodia cautelare una persona.
Il ragazzo, intendiamoci, ha già applicata una misura cautelare, solamente che è in casa, aspettando l'imminente processo, che potrebbe essere più veloce del solito, questa volta,
perché il delinquente è un reo confesso.

La vittima, in un'intervista a Studio Aperto ha invece annunciato: "Se non fanno giustizia come si deve io giustizia me la faccio da sola. Al giudice che ha preso tale decisione direi cosa avrebbe fatto se fosse successo a sua figlia?".
Lasciando da parte il discutibile gesto di rivolgersi a Studio Aperto come se fosse davvero
un telegiornale, la povera ragazza non immagina che se quello fosse successo alla figlia del giudice lui non avrebbe potuto fare niente perché in "conflitto d'interessi".
Inoltre la ragazza deve capire che la Legge non si può manovrare a piacimento, proprio come
la comunità ebraica non può decidere se scarcerare o no l'ex SS nazista Priebke (che, non avendo santi in paradiso o intellettualoidi al seguito ha subito delle ingiustizie denunciate da pochissimi) o come la sinistra extraparlamentare non può decidere se Battisti deve essere processato o no (posto che rientri in Italia).

Certo tutti si augurano che il processo possa condurre ad una pena "esemplare" ma questo probabilmente non avverrà, non per la cattiveria o la superficialità dei giudici, ma perché l'esemplarità della pena è un concetto che varia da cittadino a cittadino e la Legge ne prescrive uno che non sempre accontenta tutti. Ciò che si può discutere è l'interpretazione della legge, o se vengano concesse attenuanti ed aggravante giustamente, ma il tutto si può fare solo entrando nel merito della vicenda.

A questo punto vengono spontanee alcune riflessioni sulla sicurezza. Come si realizza
la sicurezza senza tanta demagogia? Prima di tutto sul versante della Polizia. Gli stessi che hanno tolto i fondi alla Polizia, che non ha benzina per le volanti e soldi per attaccarsi i bottoni della divisa, ora reclamano Giustizia? La politica di sicurezza, cioè che previene i reati, si attua a breve termine con i pattugliamenti (a lungo termine con l'istruzione e la bonifica sociale, ma è un altro discorso) delle forze dell'ordine, che possono disporre se necessario delle armi che il diritto e la divisa danno loro. L'altro lato, c'è il lato giudiziario. La certezza della pena garantisce, checché ne dica qualcuno, un ottimo deterrente per la commissione di atti criminali. Se passa l'idea che è tutto lecito allora si può fare tutto. Altrimenti non si spiegherebbe come mai il capo della Polizia rumena ha vituperato le Istituzioni italiane dicendo: i criminali rumeni vengono da voi perché da voi è più facile delinquere.

La certezza della pena non si realizza con le parole di Alemanno ma con una politica di riforma della prescrizione, di snellimento burocratico (basta una notifica sbagliata per mandare a monte un processo!), bandendo i condoni, gli indulti, eliminando la legge Gozzini, approntando una politica di edilizia carceraria, facendo passare alcuni reati minori da penali ad amministrativi, controllando il numero e l'efficienza del personale giudiziario, eliminando alcune attenuati, garantendo l'indipendenza delle Forze dell'Ordine e della Magistratura.
Finora il governo si è mosso in direzione completamente opposta, come un pazzo che va contromano in autostrada e urla agli automobilisti che gli stanno venendo addosso. Non che i governi precedenti abbiano fatto di meglio in questo tema, ma l'idea di ricattare il Parlamento per bloccare i processi di pochi altrimenti "poi "passa la blocca processi" o la legge sulle intercettazioni, rammenta l'idea di fare un buco in solaio dove possa passare una pentegana, e poi lamentarsi che dietro seguano tutti i topolini.

Ma la demagogia, il far riferimento al pensiero bestiale del cittadino, completamente incapace di riflettere e di utilizzare un solo peso e una sola misura è molto più efficace di tutti i discorsi pacati e logici che si possano fare. Un conto è la severità delle norme, un conto è il rispetto per le Istituzioni e il principio di Legalità. Fare confusione è molto grave.
Più grave di uno stupro. Perchè è uno stupro a tutti i cittadini.

mercoledì 17 dicembre 2008

Italia - America sola andata.

Cinque giorni fa la Procura di New York e l'Fbi hanno arrestato Bernard Madoff. L'ex
presidente del Nasdaq, attualmente consulente di investimento a Wall Street rischia vent'anni di prigione. Dopodiché,è stato arrestato, dopo mesi di intercettazioni per corruzione e frode, il governatore democratico dell’Illinois, Rod Blagojevich, il quale è accusato di corruzione. L'FBI gli stava alle costole da mesi. L'Assemblea Federale dello Stato ha votato per la commissione di inchiesta (113 voti a 0) che precede gli impeachment.

Ecco, ora vengano per favore in soccorso i politici nostrani che amano l'America (a parole) e che da noi protestano per le manette facili, le toghe rosse che fanno un "uso politico della Giustizia", arresti esagerati, e via delirando.
L'FBI, polizia federale, per aver arrestato insieme alle Procure competenti due presunti delinquenti, uno un bancarattiere, l'altro un senatore democratico, dovrebbero essere, qui in Italia, contemporaneamente servizi segreti anticapitalisti e antisocialisti. Impresa ardua anche per i sofisti della logica.

Passiamo al rapido confronto tra queste due vicende e quelle italiane.
In Italia il falso in bilancio è praticamente un reato amministrativo, negli USA si rischiano 25 anni di carcere e i bancarottieri fanno una brutta fine. Chi non ricorda inoltre le azioni del Procuratore di New York, Rudolph Giuliani (al quale di italiano è rimasto solo il nome), che, dopo aver collaborato con Falcone contro la mafia americana e aver conseguito una serie di arresti, ha arrestato i bancarottieri di Wall Street e, da sindaco, ha riformato la polizia in modo da diminuire in maniera drastica gli omicidi e i reati minori a New York?
Ecco, in America la Destra è davvero Legge e Ordine, non è uno scherzo. Con corruzione, falso in bilancio, bancarotte fraudolente o semplici, non si scherza, nemmeno con i democratici. Tanto quanto con gli omicidi, i furti e gli stupri.
Il motivo è molto semplice. E non occorre essere laureati in sociologia o in economia per capire. Il sistema economico e sociale si regge sulle delle regole che è impensabile derogare con azioni di legge o con perdonismi pelosi. Altrimenti è il caos.

Sulla corruzione poi, in Italia è normale, secondo costume, che un capo dell'opposizione, contemporaneamente capo dell'unica azienda concorrente, chiami il direttore commerciale dell'azienda pubblica per fare raccomandazioni che gli consentono di comprare senatori. Negli USA, come visto sopra, parte l'arresto dell'FBI e della Procura, da loro organi molto più inquisitori e polizieschi dei nostri (magari avercene!). In questo caso l'arrestato è un Democratico (Sinistra), domani potrebbe ssere un Repubblicano (Destra). Contano i principi, non la posizioni in parlamente. Se il mio principio è Legge e Ordine va applicato a tutti, me stesso e membri del mio partito compresi. Se il mio principio è solidarietà sociale va applicato a tutti. Difatti l'Assemblea federale ha votato l'avvio dell'inchiesta con nessun voto contrario, mentre da noi il Parlamente rifiiuta l'arresto di Previti, fa resistenze con Bassolino, e nel compenso attacca De Magistris, La Forleo e Giancarlo Caselli.

Tutto questo senza dimenticare la vicenda recente dello Stato di Isreale, cioè l'unico Stato che, checché se ne pensi, consente il voto ai cittadini arabi ed è sotto la minaccia continuata di missili, ha visto pronunciare al suo Presidente del Consiglio in carica parole come "Sono orgoglioso di essere cittadino di un paese in cui anche un primo ministro può essere indagato e processato".

I nostri politici nostrani, da Berlusconi e i suoi leccapiedi a D'Alema e il suo leccabaffi, preparini immediatamente le ventose. Sarà difficile, per spiegare tutto ciò, arrampicarsi così in alto sugli specchi.